Italia e Brasile, pur separati da un Oceano, sono uniti dalla cultura e dalla storia: hanno entrambi radici latine, ed il loro legame si è rafforzato a seguito dei grandi flussi di emigrazione degli italiani in Brasile. Infatti, si calcola che oltre il 15% della popolazione brasiliana sia d’origine italiana. Il Brasile ospita, quindi, la più numerosa comunità italiana all’estero, con circa 30 milioni di oriundi.
Numerosa è anche la presenza d’imprese italiane nel paese sudamericano: l’Italia è uno dei maggiori partner commerciali europei del Brasile, nonché un’importante fonte d’investimenti. Dopo il c.d. “decennio perduto” ed un faticoso ritorno alla democrazia, l’America Latina oggi vive una stagione di crescita economica, che si unisce, in molti paesi dell’area – in primis in Brasile – all’inclusione delle fasce sociali che prima vivevano in condizioni di indigenza.
Inizio del cambiamento con la Presidenza Lula
Il Brasile di Lula, Presidente per 2 mandati fino al 2010, sulla scia di quanto seminato dal Presidente Enrique Cardoso, ha improntato la politica estera al recupero del ruolo di leadership continentale del Brasile che il suo peso obiettivamente gli assegna, anche attraverso una relazione più distesa e cooperativa con gli Stati Uniti.
Oggi il Brasile di Dilma Rousseff sta consolidando questo lavoro e, a differenza che in passato, punta ad una posizione di guida nell’area, che abbia natura consensuale e concertata, ad una leadership condivisa.
Il processo d’intenso avvicinamento con l’America Latina, in particolare con l’Argentina, è la novità più significativa del Brasile democratico. La stessa Costituzione brasiliana del 1988 ha attribuito a questo processo un valore fondamentale, stabilendo, all’art. 4.2, che “la ricerca dell’integrazione economica, politica, sociale e culturale dei popoli dell’America Latina” è un obiettivo nazionale.
In àmbito multilaterale la condotta del Brasile ha avuto maggiore continuità nel tempo: da un lato cercando di rafforzare l’OSA, con l’estensione dei poteri del Segretario Generale (non a caso è stato per un decennio l’Ambasciatore brasiliano Baena Soares) fino a fargli acquisire poteri diretti di intervento nelle crisi; e cercando d’instaurare un dialogo più costruttivo con Washington, ad esempio col sostegno ai principii di condotta definiti come “in funzione di garanzia collettiva”. Sostegno che si basa anche sul rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite e sull’ampliamento della composizione del Consiglio di Sicurezza, affinché sia più rappresentativo. Si ricordi che la proposta ufficiale del Brasile per ottenere il rango di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stata avanzata nel 1991 ed è ancora oggi il principale obiettivo della sua politica estera. Dall’altro lato promuovendo organizzazioni come MERCOSUR ed UNASUR attraverso le quali realizzare quell’integrazione regionale necessaria per lo sviluppo sostenibile della propria economia.
Con la Presidenza Lula il Brasile è cambiato profondamente, passando da “Paese del futuro”, con enormi potenzialità mai completamente espresse, a “Paese del presente” che oggi è entrato, in modo stabile e definitivo, tra le economie più avanzate del pianeta, liberandosi dei suoi profondi contrasti.
Quel che colpisce, e che gli indicatori disponibili evidenziano, è la sostenibilità della sua crescita economica, dovuta sia alla consistenza dimensionale degli indicatori che alla qualità delle cifre.
Si pensi, ad esempio:
■ all’aumento del PIL dal 3,2% al 5,1% nel periodo 2003-2008;
■ alla crescita del salario minimo del 24,7% nel periodo 2006-2008;
■ alla creazione di 4,3 milioni di posti di lavoro sempre nel biennio 2006-2008;
■ ai circa 25 milioni di persone approdate alla classe media, che è diventata, perciò, una classe massiva, capace d’innalzare il livello medio di ricchezza del Brasile;
■ alla percentuale di popolazione che viveva sotto la soglia di povertà passata dal 46% durante la Presidenza Cardoso al 25% sotto la Presidenza Lula;
■ al rapporto deficit pubblico / PIL passato dal 56% del 2002 al 37% del 2009.
Numeri che possono far sostenere che l’epoca Lula, appena conclusa, abbia un’identità storica propria rispetto ad altre stagioni politiche vissute dal Brasile negli ultimi decenni.
Un dato su tutti è proprio quello della classe media che, divenuta una classe massiva, è al centro dell’economia brasiliana e, per la prima volta nella storia di questo Paese, detiene la fetta più consistente del reddito nazionale: nel periodo 2003-2008 la classe media è divenuta il segmento della società (circa il 49% della popolazione) con la porzione maggiore di reddito nazionale (circa il 46%).
Il 1° mandato di Lula (2003-2006) è stato un esercizio di “continuità” rispetto alla linea economica neoliberale di Cardoso:
■ mantenimento di tassi d’inflazione bassi
■ politica di responsabilità fiscale e di rispetto delle scadenze del FMI.
Il 1° mandato è stato la precondizione del 2° (2007-2010), nel corso del quale Lula ha dimostrato grandi capacità di combinare le esperienze del 1° e del 2° mandato, sia per circostanze favorevoli che per una visione strategica propria. Questa capacità è quel che oggi dà la sensazione che il governo Lula abbia fondato un tempo proprio, che, forse, sarà storicamente riconoscibile.
I cambiamenti strutturali avvenuti durante la Presidenza Lula sono stati essenzialmente quattro:
■ una crescita economica stabile;
■ l’espansione del mercato interno;
■ la ridefinizione delle priorità della spesa pubblica (con maggiori investimenti nelle politiche sociali e maggiore risparmio pubblico);
■ il riposizionamento internazionale del Brasile attraverso un’azione più incisiva in campo internazionale che gli ha consentito una migliore collocazione sullo scacchiere internazionale.
Lo snodo significativo tra le due fasi è stata l’approvazione del PAC I (Piano di Accelerazione della Crescita) nel 2007, proprio all’inizio del 2° mandato, e del PAC II nel marzo 2010.
PAC I e II danno la dimensione del modo nuovo di concepire e pianificare lo sviluppo del Paese: sono programmi che combinano azioni ed investimenti infrastrutturali con incentivi e facilitazioni all’investimento privato; aumento delle risorse statali attraverso un maggiore controllo della spesa pubblica; oltre ad una messa a punto della politica fiscale.
I PAC hanno consentito un ampliato dell’investimento pubblico, con l’effetto di stimolare quello privato: questa è la concezione che il Brasile contemporaneo ha di uno sviluppo che riesca a combinare, in modo sostenibile, crescita economica e ricomposizione sociale, un modello che potremmo chiamare “di sviluppo con inclusione”, che, come si diceva, ha consentito di strappare alla povertà 25 milioni di brasiliani e di rafforzare la classe media.
Continuità con il Presidente Rousseff
La politica sociale ed economica del Governo Lula prosegue con il Presidente Rousseff. La Rousseff non sta rimettendo in discussione questa idea di crescita economica e sociale combinata, ma la sta rafforzando: del resto sarebbe stato difficile immaginare di retrocedere di molto da politiche di sviluppo che si sono trasformate in parti essenziali dello Stato per dimensioni e densità.
Il Brasile che Lula ha consegnato nelle mani del suo successore è, al di là di una possibile storicizzazione, un’importante e significativa realtà del mondo contemporaneo.
Brasile promotore dei processi d’integrazione
Nei nuovi scenari globali, BRICS, il Brasile occupa un ruolo di primo piano.
Per questo ha interesse a sostenere Organizzazioni Internazionali che non contemplino la presenza di Messico ed USA, ma che favoriscano l’integrazione regionale: a tal proposito il Brasile è stato tra i promotori del rilancio del MERCOSUR (Mercato Comune del Sud) e dell’istituzione dell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), considerandoli importanti strumenti di integrazione regionale.
Ed i processi d’integrazione nell’area sono, per il Brasile, un trampolino di lancio verso un ruolo di leader regionale e, a partire da questo, di global player.
Questa forte spinta integrazionista brasiliana è stimolata, cioè, dalla rilevante espansione economica brasiliana nell’ultimo decennio e dall’incessante processo di globalizzazione dei mercati internazionali, per cui appare evidente che, per uno sviluppo sostenibile del Paese, è necessario aumentare i livelli di crescita di tutta l’area tramite il traino dei processi d’integrazione.
L’UNASUR ha un profilo centrato non sull’aspetto economico, ma su quello politico; orientato a “costruire, in modo partecipativo e consensuale, uno spazio d’integrazione e unione dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico fra i popoli, dando priorità al dialogo politico, che guardi alla riduzione delle disuguaglianze socioeconomiche, all’inclusione sociale e alla partecipazione cittadina, al rafforzamento della democrazia e a ridurre le asimmetrie nella cornice della fortificazione della sovranità e indipendenza degli stati”.
I numeri
Nel quadro di una politica estera che intende consolidare le proprie capacità di attrazione degli investimenti esteri, come pure rafforzare la propria credibilità istituzionale, ed aumentare il numero dei mercati verso cui espandere la esportazioni, il Brasile è, con buon diritto, tra i candidati più accreditati per assumere la leadership regionale.
I numeri continuano a dimostrare che questa possibilità è reale:
■ aumento di 1 milione e 700mila nuovi posti di lavoro soltanto nel periodo gennaio 2009 – maggio 2010;
■ aumento (reale) del salario minimo del +54,25% nel periodo 2004-2011;
■ classe media che rappresenta quasi il 50% della popolazione (aumento dei consumi interni +2,3 % nel 2011, da +3,4 % nel 2010);
■ tasso di disoccupazione attestato al 6,8 % nel 2011;
■ settore agricolo + 5,1% nel 1° trimestre 2010 (dopo un -5,2% nel 2009);
■ commercio e servizi rispettivamente +15,2% e +12,4% nello stesso periodo;
■ PIL al +7,5% nel 2010, previsto “solo” al +3,8% nel 2012;
■ il rapporto PIL/debito è stato nel 2011 pari al 40%, molto più basso di quello di altri giganti economici a livello globale (180% in Giappone, 140% in USA);
■ Il Brasile è dal 2012 la 6^ economia al mondo, subito dopo la Francia;
■ Il tasso d’inflazione è stabile dal 2002 ad oggi: ha avuto un minimo nel 2006 (=3.1%) e nel 2011 è pari al 4.5%, con variazioni che oscillano in una forchetta del 2%;
■ Dal 2007 il Brasile ha un debito estero netto negativo, cioè, al momento, è uno dei paesi finanziatori del Fondo Monetario Internazionale;
■ La capacità di attrazione degli investimenti esteri del Brasile è la più elevata dell’area: nel 2011 è stato il paese, al mondo, destinatario del maggior numero di investimenti diretti in entrata (+38%, contro l’incremento medio nell’intera area BRICS pari al +26%);
■ L’Italia è il 2° fornitore manifatturiero del Brasile in Europa, dopo la Germania; e ciò perché il Brasile è un paese solido che ingenera fiducia negli investitori;
■ L’Italia è all’ 8^ posto nella classifica dei partner commerciali del Brasile, con un flusso commerciale tendenzialmente in crescita che, nel periodo 2007-2011, ha raggiunto gli 11.7 miliardi di USD di scambi (Cina, USA ed Argentina sono i primi 3 partner commerciali del Brasile);
■ I settori d’investimento di maggior interesse sono quelli della meccanica, delle tecnologie, del tessile, dei macchinari, delle energie rinnovabili, delle infrastrutture e dei trasporti, della nautica da diporto.
Sistema infrastrutturale
Tema centrale per il Brasile, e per l’America Latina tutta, è lo sviluppo dei sistemi infrastrutturali, costituendo esso un importante elemento d’integrazione regionale ed una componente dei processi di crescita economica in atto.
L’integrazione regionale è, per il cono sud, un obiettivo oggi irrinunciabile per affrontare le nuove sfide globali, ed è impensabile che essa possa realizzarsi senza uno sviluppo adeguato delle infrastrutture che rendano il territorio omogeneo e ben collegato.
Le barriere naturali che frazionano il territorio dell’area in zone isolate una dall’altra, rendono essenziale l’interconnettività attraverso lo sviluppo delle infrastrutture, che assumono un ruolo strategico per le economie e per l’integrazione regionale.
Rendere interconnesse le zone isolate può consentire all’America Latina e, in primis, al Brasile, d’inserirsi nell’economia globale e di diventare un attore economico sempre più competitivo.
L’esigenza d’investire sull’interconnettività infrastrutturale per aumentare il potenziale economico di una regione, secondo una visone geoeconomica dello spazio, ha dato luogo ad una grande ed importante iniziativa d’integrazione fisica in America Latina: il Progetto “IIRSA” (Iniziativa per l’integrazione delle infrastrutture regionali sudamericane).
L’IIRSA nasce durante il primo vertice dei presidenti sudamericani a Brasilia nell’Agosto del 2000 (Presidente del Brasile Enrique Cardoso).
Ne fanno parte:
Brasile, Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Uruguay e Venezuela.
L’accordo prevede azioni congiunte per lo sviluppo delle infrastrutture regionali in termini di modernizzazione, e per la promozione dell’integrazione e dello sviluppo economico e sociale della regione.
L’accordo di Brasilia si è tradotto in un “piano di azione”, elaborato a Montevideo nel Dicembre del 2000, che è formulato secondo una visione strategica comune dell’Integrazione fisica sudamericana: vale a dire che tutti i progetti pensati all’interno dell’iniziativa IIRSA debbono promuovere allo stesso modo lo sviluppo economico e l’equità sociale.
Il Piano di Azione dell’IIRSA agisce in due aree principali: gli Assi di integrazione e sviluppo (Ejes de integracion y desarrollo – Eid) ed i Processi settoriali di integrazione (Psi).
Gli Assi di integrazione e sviluppo sono aree geografiche multinazionali all’interno delle quali vengono individuate attività produttive, potenziali o già esistenti, nelle quali si cerca di migliorare l’offerta di servizi d’infrastrutture fisiche (trasporti, energia, telecomunicazioni) per sostenere ed incentivare lo sviluppo regionale.
Gli Assi d’integrazione e sviluppo identificati finora sono i seguenti:
l’Asse dell’Amazzonia, che riguarda Brasile, Perù, Ecuador, Colombia;
l’Asse Cile- Mercosur;
l’Asse Andino che sono fondamentali perché s’inseriscono nel processo di convergenza tra Can e Mercosur;
l’Asse interoceanico centrale: collega i paesi del Mercosur con Cile, Bolivia e Perù, facilitando i collegamenti verso il Pacifico e verso l’Atlantico.
L’obiettivo è favorire la complementarietà tra costa, sierra e Amazzonia; l’Asse Perù-Brasile-Bolivia costituisce lo sbocco sul Pacifico delle zone interne del Brasile e delle zone orientali di Bolivia e Perù;
l’Asse dello scudo della Guyana, che comprende i territori di Guyana e Suriname, la regione orientale del Venezuela e la zona Nord del Brasile;
l’Asse del Capricorno corrisponde alle zone lungo tutto il Tropico del Capricorno. Nonostante la sua importanza per il collegamento dei due Oceani e di porti strategici è uno degli Assi le cui infrastrutture sono limitate e problematiche;
l’Asse del Sud, che è tra Cile e Argentina;
l’Asse dell’Idrovia Paraguay-Paranà, che prevede studi e ricerche per il miglioramento della navigabilità e la gestione dell’idrovia in Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Uruguay.
I Processi settoriali di integrazione, invece, si propongono di rinnovare ed armonizzare i sistemi normativi di ciascun paese per quel che riguarda le regole di utilizzo delle infrastrutture, identificando eventuali ostacoli normativi, operativi ed istituzionali che impediscano lo sviluppo delle infrastrutture di base nella regione.
I Psi identificati sono:
■ lo snellimento dei valichi di frontiera;
■ l’integrazione energetica;
■ i sistemi operativi di trasporto aereo, marittimo e multimodale;
■ gli strumenti per il finanziamento di Progetti di integrazione fisica regionale;
■ le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni.
Il finanziamento proviene sia dal Tesoro Pubblico di ogni Stato (circa il 62%), sia dal settore privato, che dalle istituzioni del Comitato di Coordinazione Tecnica dell’IIRSA, composto dalla Corporacion Andina de Fomento – Caf e dal Banco Interamericano de Desarrollo-Bid attraverso il Firii (il Fondo Financiero para la Cuenca del Plata-Fonplata).
L’IIRSA è fondamentale anche per lo sviluppo concreto dell’UNASUR: qualsiasi progresso verso una maggiore integrazione regionale ha bisogno di interconnettività. Senza integrazione infrastrutturale non ci può essere, soprattutto in una zona geograficamente discontinua come quella sudamericana, integrazione commerciale, politica e sociale.
Considerando l’Unione europea come paradigma d’integrazione, si è sempre sostenuto quanto l’espansione delle sue reti di trasporto, iniziata nel XIX secolo, sia stata una condizione fondamentale ed un incentivo per il processo che portò alla costituzione della Cee.
L’idea di contribuire allo sviluppo attraverso gli Assi di Integrazione e Sviluppo (Ejes de Integracion y Desarrollo-Eid) è una sfida che va al di là della mèra costruzione di strade: non coinvolge soltanto il settore dei trasporti, ma implica la promozione dei sistemi produttivi, la formazione di capitale umano, programmi ambientali e di comunicazione.
Dimensione economica: uno studio del BID dimostra che in tutta la regione latino-americana i costi dei trasporti costituiscono una barriera per il commercio molto più significativa delle tariffe doganali.
Attraverso la costruzione di reti infrastrutturali è possibile:
■ abbattere i costi di trasporto e facilitare lo spostamento di beni, servizi e persone;
■ aumentare la capacità di attrarre investimenti, perché una buona rete di infrastrutture consente la localizzazione delle attività produttive, che, a sua volta, contribuisce alla formazione di catene produttive regionali;
■ aumentare l’accessibilità ai mercati a livello sub-regionale, regionale e internazionale;
■ creare occupazione e reddito, in particolare per la Pim (Piccola e media impresa).
Dimensione sociale: l’aumento della domanda di comunicazione da parte delle popolazioni, se soddisfatto, consente:
■ il miglioramento della loro qualità di vita;
■ un maggior accesso ai servizi per la salute, l’educazione, la mobilità;
■ la riduzione delle asimmetrie fra i paesi.
Tutti questi benefici contribuiscono in modo decisivo alla riduzione della frammentazione territoriale, creano più interdipendenza e, aumentando il numero degli scambi socio-economici, incidono anche sull’aumento della domanda di integrazione.
Fra gli aspetti positivi appena elencati la riduzione delle asimmetrie è fondamentale e costituisce un obiettivo del quale ogni politica di integrazione dovrebbe tenere conto.
Il ruolo del Brasile in questo processo d’integrazione infrastrutturale dell’America Latina è senza dubbio fondamentale, atteso che ne è il maggior propulsore e, probabilmente, anche lo Stato che più di tutti ne trarrà beneficio: confinando con la maggior parte dei paesi sudamericani, è presente in quasi tutti i progetti previsti all’interno degli assi d’integrazione e sviluppo.
Un recente studio della Banca mondiale mostra come i paesi dell’America Latina, nel corso degli ultimi 15 anni, hanno effettuato investimenti pubblici in infrastrutture per un valore medio annuo inferiore al 2% del loro Pil, mentre, per mantenere un livello di infrastrutture comparabile con quello dei paesi dell’Asia, come Corea del Sud e Cina, avrebbero dovuto investire a tassi compresi tra il 4% e il 6% annui.
Questo deficit infrastrutturale si traduce in termini di mancata crescita del Pil e di forti vincoli allo sviluppo economico, come rivela la carenza delle infrastrutture di trasporto in Brasile.
Non sarà un caso che il presidente della Banca nazionale per lo sviluppo economico e sociale (Bndes) Luciano Coutinho ha reso noto che il Brasile aumenterà gli investimenti in infrastrutture nel 2012 del 10% rispetto all’anno precedente.
Questo per aiutare il paese a mantenere in crescita l’attività produttiva e per neutralizzare eventuali effetti interni dovuti alla crisi economica che ha colpito Europa e Stati Uniti
Per comprendere meglio l’importanza delle infrastrutture in Brasile basta fare un esempio: 1 tonnellata di soia brasiliana costa il 10% in più di 1 tonnellata statunitense, sebbene le campagne brasiliane siano più produttive di quelle statunitensi. Questo perché il trasporto in Brasile è 3 volte più caro che negli USA, dove la produzione agricola circola sui fiumi (navigabili, a differenza di quelli brasiliani che lo sono solo in parte visto il gran numero di dighe per le centrali idroelettriche), sulle rotaie e su strade in condizioni eccellenti. In Brasile, invece, le strade son piene di buche – solo il 13% delle autostrade è asfaltato, mentre in India lo è già oltre il 60% ed in Cina l’80%. I maggiori costi dell’usura dei mezzi di trasporto e dei tempi di percorrenza incidono sulla competitività del costo finale delle merci.
Per quel che riguarda le ferrovie, pur essendo un paese storicamente su ruota, il Brasile sta cominciando a costruire rotaie: il treno è, a 200 anni dalla sua invenzione, il mezzo di trasporto più ecologico, economico e rapido.
Le rotaie sono utilizzate soprattutto per la logistica: la rete ferroviaria esistente è quasi del tutto gestita dalle grandi imprese produttrici dell’acciaio o di materie prime ma non è sufficiente per rispondere al fabbisogno crescente di trasporto merci di un’economia fortemente basata sulle materie prime.
Gli investimenti previsti per i prossimi anni sono massicci: 100 miliardi di reais per ferrovie merci e passeggeri:
■ l’asse Nord-Sud, per oltre 2.000 Km, che collega le campagne del Maranhao a quelle di San Paolo;
■ l’asse Est-Ovest che colleghi Tocantins al porto di Ilheus na Bahìa;
■ l’integrazione della rete del Centro-Ovest;
■ la Transnordestina.
Opere per oltre 5.000 Km che dovrebbero avvicinare le merci brasiliane ai porti d’imbarco per i mercati internazionali. L’obiettivo è passare dal 25% al 40% di merci trasportate su rotaia.
Settori d’investimento – Vademecum
Il Brasile offre interessanti opportunità d’investimento all’Italia, che ha solidi legami storici e culturali, rafforzati dal radicamento della consistente comunità di origine italiana e dalla presenza di nostre importanti imprese.
L’Italia ha un proprio peculiare modello di sviluppo, basato sulla PMI, con un’avanzata esperienza di distretti industriali, che si adattano rapidamente alle variazioni del contesto internazionale; modello di sviluppo che si è dimostrato ben riproducibile nel tessuto economico e sociale dell’America Latina. Non mancano, comunque, importanti opportunità per le grandi imprese, dal settore energetico a quello infrastrutturale, data la vastità geografica del Brasile, le buone condizioni economiche e l’apertura al commercio internazionale.
Complessivamente, nel 2008, operavano in America Latina:
■ 1.968 imprese italiane,
■ con 155.347 dipendenti: queste imprese sono localizzate prevalentemente in Brasile (710); poi in Argentina (354), Messico (289), Cile (136) e Venezuela (108).
Le esportazioni italiane in Brasile si concentrano soprattutto nei settori come:
■ la meccanica ed i prodotti della tecnologia (accessori per trattori e autoveicoli, lubrificanti, macchine per imballaggi, elicotteri, barche, macchine tessili, per la lavorazione dei metalli, della ceramica, del legno, della pietra).
■ le attrezzature legate alla filiera agroindustriale, dell’alimentare e dell’imballaggio;
■ margini di penetrazione commerciale, non pienamente sfruttati, ci sono anche nel comparto della tecnologia medica e ospedaliera.
■ campo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture
■ nel settore dei prodotti del lusso del Made in Italy (moda, calzature, casa-arredo) ancora limitatamente presenti nel mercato e soprattutto indirizzati alla sua fascia alta in rapida espansione. Per tali beni di consumo di alto livello, a parte le grandi griffe affermate internazionalmente, le nostre aziende soffrono le alte tariffe ed il carattere ancora un po’ protezionistico del mercato brasiliano, nonostante presentino un prodotto di qualità ineccepibile. Questo approccio vale non solo nel campo della moda e del design, ma anche in quello del prodottoagro-alimentare e delle bevande alcoliche, in cui negli ultimi tempi l’Italia sta tentando di competere con la Francia sul mercato del vino di massimo livello (e massimo prezzo) sulla base di un’acquisita immagine di prodotto di alta qualità. Sempre più numerose Regioni italiane (le ultime in serie Umbria, Abruzzo e Molise) stanno manifestando interesse a realizzare iniziative a favore del settore agroalimentare (in particolare vino).
■ Il Brasile è il più grande esportatore al mondo di ferro e di grano, ed i sistema portuale è strategico per questi traffici commerciali. Gli imprenditori italiani sono i migliori al mondo in logistica portuale e terrestre e ciò consente di trovare nel Brasile un ottimo mercato per gli investimenti nel settore.
Le importazioni italiane dal Brasile sono per lo più:
■ materie prime (soprattutto caffé), semilavorati, pellame, carne e minerali di ferro; si registra anche la fornitura di aeromobili.
Per penetrare con successo nel mercato brasiliano occorre rafforzare la presenza in loco attraverso partenariati con le imprese brasiliane. I limiti strutturali del sistema produttivo italiano, dovuti alla dimensione aziendale di molte imprese, se presenta vantaggi nella qualità produttiva e nel modello sociale, facilmente adattabile proprio al contesto latinoamericano, per altri versi costituisce un ostacolo per affrontare consistenti investimenti esteri.
A supporto degli investitori, interni e stranieri, agisce la RENAI (rete nazionale di informazioni sugli investimenti) fornendo una copiosa e ben organizzata messe di misure, federali e regionali, a sostegno dell’attività economica, sia a livello territoriale che settoriale. È un organismo del Ministero per lo Sviluppo, l’Industria ed il Commercio Estero del Brasile.
Tutte le informazioni sono presenti sul sito: http://www.desenvolvimento.gov.br/sistemas_web/renai/
Inoltre attraverso il SIPRI-Sistema di Promozione di Investimenti e di Trasferimento di Tecnologia per Aziende il Ministero delle Relazioni Estere punta a favorire l’attrazione degli investimenti stranieri diretti in Brasile e promuove l’internazionalizzazione delle imprese brasiliane e straniere favorendo il trasferimento di alta tecnologia nel Paese. L’accesso alla rete SIPRI può essere effettuato attraverso il BrasilTradeNet, portale di promozione commerciale e di investimenti. Tutte le informazioni sono presenti sul sito: www.brazilglobalnet.gov.br
Altro importante strumento di sostegno per le nostre PMI è la SIMEST: è una società per azioni con il 76% del capitale detenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico, che assiste finanziariamente la partecipazione azionaria di società italiane in società miste e le loro azioni di penetrazione commerciale, internazionalizzazione e radicamento.
I settori in cui sono attive le aziende italiane in Brasile, affiancate da SIMEST, sono quelli in cui l’Italia è riconosciuta tra i leader a livello mondiale: il meccanico ed elettromeccanico (parti ed accessori per autoveicoli, macchine per la lavorazione di materie plastiche e gomma, macchine utensili per la metallurgia, nonché macchine automatiche per la dosatura, la confezione e l’imballaggio), il chimico-farmaceutico, il legno-arredamento, l’agro-alimentare, il tessile abbigliamento.
Un ostacolo che spesso incontrano le aziende italiane, soprattutto le PMI che decidono di investire in Brasile, è quello dell’alto costo del denaro.
SIMEST, grazie alla consolidata conoscenza di questo mercato, ha cercato delle soluzioni idonee da offrire agli investitori italiani. Per questo nel 2006 ha siglato tre accordi: con il Banco Nacional de Desenvolvimento (BNDES), controllato dal governo federale brasiliano, e con due istituzioni finanziarie multilaterali – la Interamerican Investment Corporation (IIC) e la Corporation Andina de Fomento (CAF). L’accordo con il BNDES prevede la possibilità per le imprese partner di accedere a finanziamenti per investimenti industriali a medio termine molto diversificati, ad un costo del funding inferiore alla media di sistema.
Gli accordi con l’IIC e la CAF consentono di cofinanziare investimenti con la partecipazione di SIMEST nei Paesi dell’America Latina, con una attenzione particolare alle PMI in Brasile.
La presenza di Simest in Brasile si articola:
a) nella partecipazione a 50 progetti per un impegno di 63,5 milioni di euro, a fronte di un volume complessivo di investimenti pari a 607 milioni di euro;
b) nella partecipazione ad ulteriori 10 progetti per il tramite del fondo di Venture Capital;
c) in incentivi alle imprese in circa 190 progetti per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro;
d) in agevolazioni per crediti all’export in altri 44 progetti per la fornitura di macchinari ed impianti.
Nel giugno 2010 la Simest ha firmato un protocollo di intesa con il Banco do Brasil. L’accordo prevede la collaborazione ed il coordinamento delle rispettive attività per favorire gli investimenti delle imprese italiane. Il protocollo si inquadra nell’ambito dell’accordo strategico firmato il 12 aprile 2010 a Washington dai due paesi. Simest e Banco do Brasil concentreranno la loro collaborazione nel finanziamento del progetto per la creazione e lo sviluppo nell’area industriale di Manaus di un polo italiano per la produzione di motociclette.
Non può essere dimenticato un diffuso sistema camerale (Camera di Commercio) presente in tutte le principali città brasiliane.
Due grandi eventi sportivi: mondiali di calcio 2014 ed olimpiadi 2016
Al Brasile è stata affidata l’organizzazione di due grandi eventi sportivi internazionali: i Mondiali di Calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016.
Entrambi gli eventi muoveranno enormi interessi economici a favore di tutte le imprese, in particolar modo nei settori delle infrastrutture e del turismo.
Mondiali di Calcio 2014
La Coppa del Mondo 2014 produrrà 183 miliardi dollari per l’economia brasiliana in un periodo di dieci anni (tra il 2010 e 2019) tra effetti diretti ed indiretti.
Gli impatti diretti comprendono gli investimenti in infrastrutture, turismo, lavoro, tasse e consumi, mentre l’impatto indiretto riguarda il reinvestimento di tutti i soldi investiti nel Paese.
Soltanto gli investimenti in infrastrutture raggiungeranno i 36 miliardi dollari, compresi gli stadi, la mobilità urbana, i porti, gli aeroporti, le telecomunicazioni, l’energia, la salute, la sicurezza e l’ospitalità.
Riguardo al turismo, si prevede che 600 mila turisti stranieri assisteranno la Coppa del Mondo in Brasile e 3 milioni di turisti nazionali viaggeranno in patria, con un impatto sull’economia di 9 miliardi di dollari.
Ci sarà anche un flusso di 5 miliardi dollari, generato dalle opere.
Più di 500 milioni dollari in esenzioni fiscali concesse alla Federazione Internazionale Football Association (FIFA) e alle società che realizzeranno le opere per i Mondiali.
Ad oggi sono stati assegnati circa 8 miliardi di euro, dei quali circa 5 miliardi per la mobilità urbana e 3 per la costruzione e l’ammodernamento delle strutture sportive.
I fondi sono stati messi a disposizione dai principali enti pubblici.
Il Ministero dello Sport ha disposto su internet un questionario per le imprese interessate a partecipare alla preparazione alla Coppa del Mondo 2014.
Con la base di dati creata sarà realizzato un archivio elettronico con il profilo operativo di ogni impresa, i prodotti e i servizi offerti, l’esperienza per l’area per chi si propone e l’innovazione che si presenta in occasione dell’evento sportivo.
In tal modo gli organizzatori possono scegliere tra le alternative presenti sul mercato, il tutto sotto il controllo offerto dall’inserimento in internet di tutte le informazioni.
Le gare d’applato sono internazionali ed il formulario è anche in lingua inglese.
Si prevede un complessivo audience televisivo di 30 miliardi di spettatori. Per presentare la domanda le imprese dovranno accedere al seguente sito: http://copa2014.questionpro.com
Per avere informazioni aggiuntive si possono inviare e-mail al seguente indirizzo: copa2014@esporte.gov.br
Le Olimpiadi di Rio De Janeiro 2016
Per il Brasile ospitare le Olimpiadi e Paraolimpiadi nel 2016 significherà, innanzi tutto, il completamento di opere e progetti nella città di Rio de Janeiro, al fine di migliorare gli impianti sportivi, la mobilità urbana e la sicurezza. Le azioni saranno sviluppate attraverso una partnership dalle istituzioni federali, statali e comunali. Secondo il Rio 2016 Bid Dossier sono già previsti oltre 12 miliardi di reais (R$) di investimenti.
Partenariato strategico tra la Repubblica Federativa del Brasile e la Repubblica Italiana
I buoni rapporti economici e politici tra Italia e Brasile hanno trovato una formalizzazione nella firma dell’Accordo strategico di partenariato, avvenuta a Washington il 12 aprile 2010.
Il documento ha l’obiettivo di facilitare l’interscambio tra i due Paesi, nonché le rispettive opportunità di investimento.
Nella visita del Presidente del Consiglio italiano in Brasile, nel giugno 2011, si sono apprezzati i primi effetti dell’intesa.
In particolare:
1) Si è inaugurato, nello Stato del Mato Grosso, la prima fattoria agroenergetica per la produzione di biodiesel con semi di soia, girasole e cotone, realizzata da una società di ancona, nel quadro di un progetto più ampio, che prevede la produzione di energia rinnovabile nella regione e l’allevamento intensivo zootecnico, con il sostegno economico della Simest;
2) È stata prevista la creazione di Business Council italo-brasiliano per estendere ad altri settori i vantaggi fiscali, concordati con intese ad-hoc, per lo sviluppo di un distretto del motociclo nel Distretto di Manaus, Stato di Amazzonia, già operativo grazie alle aziende Piaggio ed Aprilia;
3) Si sono gettate le basi per grandi commesse italiane verso il Brasile, stimate in 10 miliardi di euro, riguardanti:
■ il settore della difesa, con l’acquisto di fregate ed incrociatori prodotti da Fincantieri e Finmeccanica;
■ la partecipazione delle Ferrovie dello Stato italiane e relative imprese fornitrici, tra le quali Ansaldo Breda, alla realizzazione della linea ad alta velocità Sao Paulo – Rio de Janeiro;
■ la partecipazione di Telecom Brasile, di proprietà Telecom Italia, all’estensione della rete a banda larga brasiliana;
■ il sistema dell’aeronautica, con Alenia:
■ altre intese minori in ambito di infrastrutture ed energie alternative;
4) Si è aperto un tavolo per la partecipazione delle aziende italiane alla realizzazione delle infrastrutture sportive necessarie agli eventi internazionali assegnati al Brasile.
5) la Simest ha firmato un protocollo di intesa con il Banco do Brasil, che prevede la collaborazione ed il coordinamento delle rispettive attività per favorire gli investimenti delle imprese italiane.
Momento Italia in Brasile
Si concluderà nel mese di giugno 2012 il ciclo di manifestazioni italiane in Brasile avviato nello scorso ottobre (denominato “Momento Italia Brasile 2011/2012”) con un calendario di 400 eventi in 16 dei 27 Stati della Federazione, in varie località del Paese incluse tutte le città principali: Brasilia, San Paolo, Rio de Janeiro, Curitiba, Belo Horizonte, Porto Alegre, Florianopolis, Vitoria, Belem.
L’iniziativa “Momento Italia in Brasile” testimonia come, per l’intero sistema Paese, il Brasile è un punto di riferimento importante – così come l’Italia lo è per il Brasile, che, crescendo, ha necessità del nostro expertise, talmente avanzate sono le collaborazioni nel settore culturale, economico, tecnologico, etc.
Una parte degli eventi è stata promossa direttamente dall’Ambasciata d’Italia in Brasile, dagli Uffici Consolari e dagli Istituti di Cultura, che hanno provveduto alla raccolta e diffusione d’informazioni.
Altri eventi sono stati realizzati in modo del tutto autonomo da Istituzioni o associazioni brasiliane: in particolare, 40 appuntamenti sono stati promossi dal Governo dello Stato di San Paolo.
I temi hanno spaziato da arte, cultura e musica, architettura, design, enogastronomia a manifestazioni sul ruolo degli Italiani in Brasile all’economia.
Il ciclo ha avuto un grande impatto mediatico: stampa e televisioni, a livello nazionale e locale, hanno dedicato decine di pagine e di ore di trasmissione agli eventi, iniziando da Globo la più importante rete televisiva brasiliana.
<Missione imprenditoriale maggio 2012
Dal 21 al 25 maggio si è tenuta in Brasile una missione Governo-Regioni-Sistema Camerale guidata dal Sottosegretario agli Esteri, Marta Dassù, che ha coinvolto oltre 600 operatori commerciali e rappresentanti di istituzioni italiane e brasiliane con tappe a San Paolo, Sao Josè Dos Campos, Santos Belo Horizonte e Curitiba.
Il programma ha previsto diverse tavole rotonde, incontri bilaterali tra aziende e tavoli tecnici con controparti brasiliane sulle seguenti filiere:
– energia
– sistema abitare
– aerospazio
– sistema moda
– automotive e meccanica
– Oil&Gas
– Logistica e nautica
– Agroalimentare
– Edilizia sostenibile e housing sociale
– Legno arredo e contract
– Grande distribuzione
Nel settore auto, sono stati visitati gli stabilimenti Fiat e Volkswagen e per l’aerospaziale, il sito Embraer e il Parco tecnologico di Campinas. Le circa 250 imprese italiane che hanno partecipato alla missione, selezionate su un paniere di circa 700, hanno preso parte a circa 1500 incontri business to business con aziende interessate a proposte di cooperazione economica e/o commerciale con controparti italiane. Ci sono stati anche incontri con le principali organizzazioni imprenditoriali brasiliane tra cui la Federazione dell’Industria dello Stato di San Paolo (FIESP) e di quello di Paraná. La FIESP, in particolare, ha ospitato il Forum di apertura delle missione. Il Sottosegretario Dassù ha illustrato alle controparti brasiliane l’approccio alla crisi europea del debito sovrano adottato dal Governo italiano, che coniuga disciplina di bilancio e crescita e valorizza il ruolo dell’Italia sia in quanto Paese chiave nell’Unione Europea, sia quale hub Mediterraneo in direzione dell’Europa sudorientale e del mondo arabo. I successivi relatori hanno evidenziato gli ottimi fondamentali del sistema economico brasiliano: una crescita stimata del PIL per il 2012 del +3,2 %, la lieve incidenza del debito pubblico sul PIL, passata dal 60,4% del 2002 al 37,2 % dell’aprile 2012; le riserve internazionali che, con oltre 364 miliardi di dollari, consentono al Paese di essere al sesto posto nel ranking mondiale; la forte attrazione di investimenti esteri diretti che, con circa 66,7 miliardi di dollari, ha posizionato il Brasile al quinto posto nella classifica internazionale; un abbassamento tendenziale dei tassi di interesse reali, che, sebbene rimangano ancora elevati, sono scesi dal 16% del 2003 al 3,4% del 2012.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, si è sottolineato che l’interscambio commerciale bilaterale è aumentato dal 2010 al 2011 di circa il 30%, attestandosi a 11,7 miliardi di dollari. Il nostro Paese ricopre l’ottava posizione tra gli investitori in Brasile, dopo il Giappone, con quasi 18 miliardi di euro, è l’ottavo fornitore in assoluto e il secondo nell’UE dopo la Germania. L’export, che consolida la sua quota di mercato anche nel primo quadrimestre del 2012, dimostra che l’Italia vende in Brasile essenzialmente beni ad alta intensità tecnologica, quali motori per veicoli, barche ed elicotteri, vaccini, macchinari per il packaging, componentistica.
Opportunità Paese
E’ possibile scaricare la versione e-book (aggiornata a maggio 2012) della guida al mercato brasiliano (Modello di sviluppo industriale del Sistema Italia in Brasile) realizzata dall’Ambasciata d’Italia a Brasilia, Confindustria e KPMG, in ollaborazione con circa trenta esponenti del cosiddetto “Sistema Italia” operante in Brasile: Camere di Commercio, Confindustria, ex Ufficio ICE di San Paolo, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Ufficio dell’Addetto finanziario della Banca d’Italia, rete consolare di carriera e onoraria, sistema bancario, ecc. L’aggiornamento dell’ebook attualizza il quadro macroeconomico di riferimento, con particolare riferimento ai dati dell’interscambio economico bilaterale che tra il 2010 e il 2011 è passato da circa 9 miliardi di USD a quasi 11,7 miliardi di USD, facendo registrare anche un aumento di circa il 30% delle esportazioni italiane.